Il nostro articolo per il numero di marzo del periodico finalese Piazza Verdi è dedicato all'operazione Aemilia e alla mafia nella ricostruzione.
L'OPERAZIONE AEMILIA NON E' UN FULMINE A CIEL SERENO
Un sistema oliato da tempo. Ben prima che il sisma sconvolgesse questa porzione di pianura, con il suo carico di morte e distruzione, e assieme il suo carico di affari, di appalti, di soldi che girano vorticosamente. La ndrangheta in Calabria ha basi e nomi, ma ha testa, complici e denaro altrove, anche qua in Emilia, oggi ribattezzata dagli inquirenti come “terra di mafia”. E imprenditori spregiudicati che non guardano in faccia a nessuno, fossero anche i loro vicini di casa. Poi una porzione del mondo politico che non ha saputo fronteggiare, o non ha voluto, o semplicemente non ha visto quello che avrebbe dovuto vedere. Magari perché ha ereditato acriticamente sistemi di relazioni e meccanismi considerati meritevoli di fiducia.
Certo, saranno i
Magistrati a fare luce sul ruolo effettivo di amministratori e funzionari
pubblici, di titolari di imprese o prestanomi. Ma l’inchiesta, ciò che finora è
emerso, non è esattamente un fulmine a ciel sereno. Molte chiacchiere in
libertà si accavallavano da tempo, parecchie voci si rincorrevano in merito ai
rapporti tra l’amministrazione e i soliti noti, qualcuno dei quali ora finito
sotto inchiesta. E accanto alle voci, le denunce costanti dell’opposizione, sia
quella presente in Consiglio che quella extraconsiliare, che da tempo aveva
posto problemi, sollevato obiezioni, presentato esposti, avanzato dubbi e anche
qualche certezza. La certezza, poi confermata dagli sviluppi successivi, che
talune elementari garanzie sulla sicurezza dei lavori effettuati erano state
bypassate un pò troppo allegramente. Ad esempio, la certezza che in molti
cantieri, assieme a detriti e materiali comuni fosse stato mescolato amianto da
smaltire in qualche dannato modo.
Sotto i
riflettori è ora Finale Emilia, una comunità che si sta faticosamente
riprendendo dal disastro, ed è forte la preoccupazione che quanto emerso possa
ora rallentare ulteriormente la ricostruzione. Già, perché proprio con la
ricostruzione gli appetiti hanno trovato modo di saziarsi a dismisura. Perché
sono circolati i milioni, questa volta, non semplici lavori di ordinaria
amministrazione, ma gli appalti per le scuole, per gli edifici comunali, per le
nuove urbanizzazioni. È forte la preoccupazione, ed è forte anche lo sconcerto.
Una comunità che
aveva apprezzato la costante presenza della giunta sul campo da quel tremendo
20 maggio 2012 - il suo attivismo riconosciuto anche da chi politicamente si
colloca altrove - vede ora emergere dalle carte dell’inchiesta il contenuto
compromettente di intercettazioni telefoniche tra amministratori e
imprenditori, il rapporto “diretto ed esclusivo” tra il sindaco e il
responsabile Lavori Pubblici del Comune che ora si trova agli arresti domiciliari,
le relazioni privilegiate di quest’ultimo con il titolare della ditta
Bianchini, da tempo in odor di mafia tanto che era stata esclusa dalla
cosiddetta “white list”. Ma che ha ugualmente continuato a lavorare su mandato
dell’amministrazione finalese.
C’è tanta voglia
di capire, e si moltiplicano le richieste che su importanti appalti e su opere
terminate o in via di completamento, si faccia piena luce. C’è da scommettere
che siamo appena agli inizi. La questione, nel frattempo, ha alimentato
polemiche politiche infuocate, con tutte le opposizioni - da Rifondazione, alla
destra, passando per i 5 Stelle, in una insolita “alleanza d‘intenti“ - unite
nel chiedere le dimissioni di una giunta e di una maggioranza politicamente
responsabili di ciò che è successo: perché sindaco e assessori competenti non
potevano non sapere, e anche in questo caso le dimissioni sarebbero doverose
perché ci troveremmo di fronte a manifesta incapacità. Dall’altra parte la
giunta che giura di non aver mai avuto sentore di nulla, che tutto è stato
maneggiato solo dal geometra comunale ora agli arresti.
Non rimane che aspettare
gli sviluppi di un’inchiesta delicata, per capire chi la stia raccontando.
Presto potrebbero giungere in Comune ispettori con il compito di vagliare gli
atti e setacciare le carte, per verificare se esistano i presupposti per lo
scioglimento dell’amministrazione. Sarebbe il primo caso in Emilia. Un primato
che ci risparmieremmo volentieri.
Rifondazione Comunista Finale Emilia
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