Non ci siamo. I terremotati dell’Emilia si pagano la ricostruzione con le accise della benzina e con la spending review, cioè mentre il governo taglia il welfare e gli ospedali, e devono pure pagarci le tasse sopra.
Solo un governo alla disperata
ricerca di soldi può pensare di far pagare l’IMU e l’IRPEF a chi ha la casa o
l’azienda crollata. E la sospensione del
pagamento delle tasse al 30 novembre è una vera presa in giro.
A noi pare ovvio che chi ha perso l’abitazione o l’azienda non debba
pagarci le tasse sopra, ma anche chi ha ancora la casa non è giusto che paghi
tasse come se nulla fosse successo.
Gli uffici della Regione ci
dicono che il 51% delle abitazioni è
inagibile (con percentuali ben superiori in molti Comuni dell’epicentro) e
ad agosto, secondo dati della CGIL, sono ancora 8.988 i lavoratori in cassa integrazione a causa del sisma e 1.538 le aziende che hanno ridotto
l’attività perché danneggiate dal terremoto.
Ci troviamo in una condizione per cui il reddito è crollato per molte
famiglie, così come il valore degli immobili, anche di quelli agibili. E i
servizi fondamentali, per cui paghiamo le imposte, non ci sono più.
A questa drammatica situazione
aggiungiamo che i Sindaci denunciano che dal governo non è ancora arrivato un
euro e i bilanci dei Comuni terremotati sono saltati.
È quindi necessario che il
governo non faccia pagare le tasse a chi ha perso tutto, che individui criteri
di riduzione delle imposte per tutti i residenti nell'area colpita almeno per
un anno e che, come ha fatto per le altre zone terremotate, definisca modalità
di rateizzazione delle imposte arretrate e ridotte.
Insomma, proponiamo al governo un criterio molto semplice: prima arrivano i
fondi con cui ricostruiremo case e servizi, poi torneremo a pagare le tasse.
Stefano Lugli – Segretario PRC Federazione di Modena
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