venerdì 9 novembre 2012

REFERENDUM LAVORO E PENSIONI


È partita la raccolta di firme per i referendum che intendono abolire le inique norme introdotte da Berlusconi e Monti su lavoro e pensioni. 
È possibile firmare ai nostri banchetti o presso l’anagrafe Comunale.
I siti ufficiali

REFERENDUM LAVORO
Perché vogliamo abrogare l’articolo 8.
Nell’agosto 2011 il governo Berlusconi (attraverso l’articolo 8 di quella manovra finanziaria) ha sostanzialmente abolito il contratto nazionale di lavoro permettendo, con accordi aziendali, deroghe sui diritti fondamentali dei lavoratori, quali l’inquadramento del personale, le mansioni, l’orario di lavoro, i contratti a termine e la modalità di assunzione. L’articolo 8 è stato dettato da Marchionne e pone le premesse per cancellare tanto il contratto nazionale, quanto l’intera legislazione a tutela del lavoro. È una norma di una gravità senza precedenti.
Con il quesito referendario si intende ristabilire la certezza dei diritti per tutti, giovani e anziani, precari e lavoratori stabili, previsti dal contratto nazionale.

Perché vogliamo ripristinare la versione originaria dell’articolo 18.
Il governo Monti, con la riforma Fornero, ha cancellato la norma che imponeva il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa qualora una sentenza del giudice avesse giudicato quel licenziamento illegittimo. La cancellazione dell’obbligo di reintegro rende tutti i lavoratori ricattabili: chi più oserà nei posti di lavoro far valere i propri diritti ad un salario dignitoso, alla tutela della salute, ad un orario decente, sapendo di correre il rischio di perdere il posto di lavoro? È in gioco la sostanza della democrazia, che non esiste più se dentro i luoghi di lavoro è cancellato ogni diritto.
Con il quesito referendario si vuole restituire allo Statuto dei lavoratori l’articolo 18 nella versione originaria, per rispettare i principi della Costituzione e rendere esigibili le decisioni della magistratura.

REFERENDUM PENSIONI
Perché vogliamo abrogare la “riforma” delle pensioni di Fornero e Monti.
Il governo Monti ha allungato di 6 anni e più il tempo di lavoro, gettando nella disperazione migliaia di persone. La “riforma” delle pensioni avrà effetti devastanti su tutta la società. Per i lavoratori che non ce la fanno fisicamente a lavorare fino a 67/70 anni. Per coloro che sono espulsi per la crisi dai luoghi di lavoro e non riusciranno ad arrivare alla pensione, non sapendo più come vivere. Per i giovani che avranno ancora più difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro, in un paese in cui la disoccupazione giovanile è al 35%. Per le donne su cui continua a scaricarsi il peso del lavoro familiare. La controriforma è ingiusta anche perché il nostro sistema previdenziale è in equilibrio fino ed oltre il 2060! Persino Monti l’aveva ammesso nel proprio discorso di insediamento. Salvo poi, nemmeno un mese dopo, varare la più violenta controriforma previdenziale della storia del nostro paese: con l’obiettivo di fare “cassa” e distruggere la previdenza pubblica a favore dei fondi privati.
Con il quesito referendario si vuole ripristinare nella sostanza il sistema previdenziale precedente alla riforma, eliminando le iniquità ed intervenendo alla radice sul dramma dei lavoratori “esodati”.

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