È partita la raccolta di firme per i
referendum che intendono abolire le inique norme introdotte da Berlusconi e
Monti su lavoro e pensioni.
È possibile firmare ai nostri banchetti o presso l’anagrafe
Comunale.
I siti ufficiali
REFERENDUM
LAVORO
Perché
vogliamo abrogare l’articolo 8.
Nell’agosto 2011 il governo Berlusconi
(attraverso l’articolo 8 di quella manovra finanziaria) ha sostanzialmente
abolito il contratto nazionale di lavoro permettendo, con accordi aziendali,
deroghe sui diritti fondamentali dei lavoratori, quali l’inquadramento del
personale, le mansioni, l’orario di lavoro, i contratti a termine e la modalità
di assunzione. L’articolo 8 è stato dettato da Marchionne e pone le
premesse per cancellare tanto il contratto nazionale, quanto l’intera
legislazione a tutela del lavoro. È una norma di una gravità senza precedenti.
Con il quesito referendario si intende
ristabilire la certezza dei diritti per tutti, giovani e anziani, precari e
lavoratori stabili, previsti dal contratto nazionale.
Perché
vogliamo ripristinare la versione originaria dell’articolo 18.
Il governo Monti,
con la riforma Fornero, ha cancellato la norma che imponeva il reintegro del
lavoratore licenziato senza giusta causa qualora una sentenza del giudice
avesse giudicato quel licenziamento illegittimo. La cancellazione dell’obbligo
di reintegro rende tutti i lavoratori ricattabili: chi più oserà nei posti di
lavoro far valere i propri diritti ad un salario dignitoso, alla tutela della
salute, ad un orario decente, sapendo di correre il rischio di perdere il posto
di lavoro? È in gioco la sostanza della democrazia, che non esiste più se
dentro i luoghi di lavoro è cancellato ogni diritto.
Con il quesito referendario si vuole
restituire allo Statuto dei lavoratori l’articolo 18 nella versione originaria,
per rispettare i principi della Costituzione e rendere esigibili le decisioni
della magistratura.
REFERENDUM PENSIONI
Perché
vogliamo abrogare la “riforma” delle pensioni di Fornero e Monti.
Il governo Monti
ha allungato di 6 anni e più il tempo di lavoro, gettando nella disperazione
migliaia di persone. La “riforma” delle pensioni avrà effetti devastanti su
tutta la società. Per i lavoratori che non ce la fanno fisicamente a lavorare
fino a 67/70 anni. Per coloro che sono espulsi per la crisi dai luoghi di
lavoro e non riusciranno ad arrivare alla pensione, non sapendo più come
vivere. Per i giovani che avranno ancora più difficoltà ad entrare nel mondo
del lavoro, in un paese in cui la disoccupazione giovanile è al 35%. Per le
donne su cui continua a scaricarsi il peso del lavoro familiare. La
controriforma è ingiusta anche perché il nostro sistema previdenziale è in
equilibrio fino ed oltre il 2060! Persino Monti l’aveva ammesso nel proprio
discorso di insediamento. Salvo poi, nemmeno un mese dopo, varare la più
violenta controriforma previdenziale della storia del nostro paese: con
l’obiettivo di fare “cassa” e distruggere la previdenza pubblica a favore dei
fondi privati.
Con il quesito
referendario si vuole ripristinare nella sostanza il sistema previdenziale
precedente alla riforma, eliminando le iniquità ed intervenendo alla radice sul
dramma dei lavoratori “esodati”.
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