A un anno dal sisma come forza
politica non ci sottraiamo alla responsabilità di offrire al Consiglio comunale
e alla città una riflessione sul difficile compito di pensare al domani, alla
città che dobbiamo ricostruire e alle possibili alternative che diverse
tipologie di ricostruzione potrebbero mettere in campo. Ciò che ci guida in
questa riflessione è la convinzione che le
trasformazioni imposte dal sisma debbano tradursi in ambienti di vita migliori
di quelli che ci lasciamo alle spalle, capaci di unire i valori e le radici
del nostro territorio con una modernità fatta di edifici ecocompatibili e
tecnologicamente avanzati.
Per ottenere questo risultato, a
nostro avviso, sono necessarie alcune condizioni:
Stop alla legislazione d’urgenza: l’emergenza ha inevitabilmente
richiesto l’assunzione in tempi rapidissimi di decisioni molto importanti per
il futuro della nostra comunità, come la scelta di collocare le nuove scuole in
un’area periferica. Non ci permettiamo di criticare le decisioni assunte in
piena emergenza, ma siamo convinti che il primo passo verso la normalità sia il
ritorno ad una discussione pubblica, possibilmente trasparente e partecipata.
Partecipazione: la ricostruzione di un paese richiede una
discussione collettiva su bisogni, servizi e prospettive che il nostro Comune vuole
darsi. Mai come in questa occasione abbiamo bisogno che
l’Amministrazione eviti le decisioni calate dall’alto per costruire invece
percorsi partecipati che coinvolgano i cittadini, le associazioni e i soggetti
attivi a Finale Emilia in un grande concorso di idee sul futuro del nostro
paese. La Finale che costruiremo rimarrà per i prossimi secoli, ed è un compito
così impegnativo che tutti devono essere messi nelle condizioni di portare idee
e proposte per costruire in modo condiviso il paese che lasciamo alle prossime
generazioni.
Come e dove ricostruire? Finale Emilia ha un PRG del 1999 ormai
superato dagli eventi e un regolamento edilizio fermo al 2003. Non è pensabile
affrontare la ricostruzione senza un disegno urbanistico a monte che definisca
i luoghi da recuperare, i servizi pubblici da valorizzare e le aree da dedicare
a nuove costruzioni. Il rischio che corriamo, se non si segue un filo coerente
stabilito a priori, è che negli anni nasca un paese “disordinato”, che risponde
non ad interessi collettivi ma bensì ad interessi speculativi e particolari. Per
questo sollecitiamo l’Amministrazione ad avviare una discussione sul profilo
urbanistico che immagina per Finale Emilia.
La ricostruzione, inoltre, deve
essere anche un’opportunità per innovare il modo di costruire e qualificare il
patrimonio produttivo e abitativo e per questo sollecitiamo, in una fase in cui
si apriranno molti cantieri, la tempestiva modifica del regolamento edilizio
per favorire l’introduzione delle moderne tecnologie eco-compatibili in campo
residenziale e industriale.
Confidiamo che il Sindaco e il
Consiglio comunale colgano queste riflessioni e diano vita al più presto a un
percorso di ricostruzione partecipata che valorizzi le tante idee e competenze
che sul territorio sono disponibili a mettersi al lavoro per Finale Emilia.
Stefano Lugli
Rifondazione Comunista Finale Emilia
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