Dopo l’operazione “Aemilia”, che ha svelato la presenza della ‘ndrangheta nella ricostruzione post sisma, è l’inchiesta “Sistema” a metterci davanti agli occhi le tangenti nelle grandi opere, comprese quelle di casa nostra, come l’Autostrada Cispadana. Le indagini hanno portato agli arresti altissimi dirigenti dello Stato, professionisti e imprenditori e hanno avuto come conseguenza politica le dimissioni del potente Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, per i favori ricevuti dal figlio. Ma l’inchiesta tocca anche volti noti della politica locale: sono indagati l’ex assessore regionale ai trasporti del Pd Alfredo Peri, l’ex consigliere regionale del Pd Vladimiro Fiammenghi, nonché il presidente della società incaricata di realizzare l’Autostrada Cispadana, Graziano Pattuzzi, ex presidente della Provincia di Modena ed ex sindaco di Sassuolo, sempre del Pd.
Per noi, che da anni ci battiamo contro questa ennesima grande opera, non era necessario arrivare all’intervento della Magistratura per chiedere, e sperare, nella sospensione dell’iter dell’opera. Ci è sempre stato evidente che troppi erano gli interessi economici e politici attorno alla realizzazione dell’autostrada per non ipotizzare qualche “manovra”, non propriamente limpida, pur di arrivare allo scopo. Del resto, già nel 2013 con l’inchiesta sugli appalti TAV di Firenze, erano emerse le pressioni esercitate da un componente della commissione di Valutazione di Impatto Ambientale, finito poi agli arresti, per favorire il buon esito della valutazione della Autostrada Cispadana presso il Ministero dell’Ambiente. Buon esito, avvenuto poi recentemente, sul quale a questo punto sorge il legittimo sospetto sulla piena correttezza della valutazione stessa.
Che fare ora? I sostenitori della Cispadana autostradale rispondono in coro che si deve fermare la corruzione, non le grandi opere, come se le due cose non fossero strettamente connesse. Noi ribadiamo che a questo territorio non serve un’autostrada ma una Cispadana urbana, che permetta il collegamento delle aree industriali senza attraversare i centri abitati, come già avviene per la transpolesana o per i tratti di Cispadana già realizzati nei versanti reggiano e ferrarese. Una Cispadana urbana verrebbe a costare meno dell’impegno finanziario spettante alla Regione per realizzare l’autostrada (179 milioni di €); molto meno dell’impegno finanziario regionale per le opere di supporto alla viabilità locale richieste dai Sindaci (300/350 milioni di €); infinitamente meno della sua realizzazione con soldi interamente pubblici (1 miliardo308 milioni di € stimati al settembre 2013). E ciò perché ad oggi il project financing non ha finanziatori privati disposti ad investire in un’opera pensata prima della crisi. E non crediamo sia un caso che la committenza sia stata trasferita dalla Regione allo Stato.
In conclusione si può affermare che, a 9 anni dalla promessa dell’Autostrada Cispadana, l’opera è inquinata prima ancora di vedere le ruspe e che chi costringe questo territorio ad una viabilità inadeguata sono proprio coloro che insistono su un progetto sbagliato sia per ragioni sanitarie che ambientali, logistiche ed economiche. Ed è sconfortante che nessun Sindaco della bassa modenese, anche dopo questa inchiesta, non abbia l’umiltà di ammettere l’errore del progetto autostradale.
Rifondazione Comunista Finale Emilia
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