Perché, assieme
all’inceneritore che sta nascendo all’ex zuccherificio, è il simbolo di una
politica industriale sbagliata e pericolosa. Sbagliata perché concentra a
Finale Emilia attività produttive caratterizzate dallo scarso valore aggiunto e
collegate al ciclo dei rifiuti trasformando la nostra città nel tristemente
noto “polo della pattumiera”. Pericolosa per la salute dei cittadini perché
altamente impattante aggiungendo un’ulteriore fonte di inquinamento nel
distretto della provincia in cui è più alta la mortalità per tumori e malattie
cardiocircolatorie.
Però l’Ecobloks crea lavoro, che in questo
periodo viene prima di tutto
Il lavoro è
indispensabile, ma la salute non si può barattere in cambio del lavoro, ne va
della dignità dei lavoratori e dell’intera nostra città. Abbiamo bisogno di un
Comune che crei le condizioni perché si possa vivere e lavorare in dignità e
sicurezza a Finale Emilia. Alle prossime elezioni del 2016 ci candideremo con
questo obiettivo.
Ma cos’è l’Ecobloks?
Il processo
produttivo dell’Ecobloks prevede la combustione di 248.000 tonnellate all’anno
di rifiuti legnosi, l’assorbimento di migliaia di litri di acqua e un traffico
indotto di migliaia di camion, oltre ad emettere formaldeide in atmosfera. Si
tratta di un inceneritore a tutti gli effetti, che non brucia “solo” legno
vergine come vogliono far credere ma anche rifiuti legnosi.
Ma se l’Ecobloks è attiva vuol dire che è a
norma. Perché allora sostenete che è impattante?
La fabbrica deve
lavorare nel rispetto dei limiti di legge, guai se non fosse così. Ma ciò che
la legge non considera è la concentrazione in unico territorio di
infrastrutture e attività produttive altamente impattanti (dalla discarica, al
compostaggio dei rifiuti, dalle ceramiche alle centrali biogas, senza
considerare che presto sarà attivo l’inceneritore all’ex zuccherificio e entro
qualche anno avremo l’impatto dell’autostrada cispadana). Insomma, ci si può
ammalare e morire anche a norma di legge.
Il Pd sostiene che fate allarmismo, avete
dati a sostegno delle vostre preoccupazioni per l’impatto ambientale?
Ogni processo
produttivo legato alla combustione è impattante perché non esiste alcun filtro
in grado di trattenere le polveri sottili. Inoltre, in consiglio comunale è
stata letta una lettera risalente al 25 maggio 2015 inviata da Sorgea a
Ecoblocks con i risultati delle analisi compiute sulle acque di scarico: sono
emersi valori molto elevati su diversi parametri di inquinamento chimico, tra
cui fenoli, tensioattivi e azoto ammoniacale. Sorgea raccomanda a Ecoblocks di
intraprendere ogni azione necessaria al rientro nei limiti di legge, anche in
considerazione dell'impatto che potrebbe esserci sul depuratore. Anche l'Arpa
ha segnalato violazioni alle prescrizioni autorizzative rispetto agli scarichi.
Ci sono stati cattivi odori e sappiamo che
c’è stato un incendio. Ci sono altri problemi?
La causa degli
odori sgradevoli è connessa alla putrefazione di residui legnosi nelle acque di
piazzale e si è verificato l'incendio di un nastro trasportatore che ha
richiesto l'intervento dei Vigili del fuoco e la temporanea sospensione delle
attività per il ripristino delle condizioni di sicurezza. Sono episodi
indicativi di una gestione problematica del ciclo produttivo.
Ma perché Rifondazione promuove queste
manifestazione assieme a forze politiche a lei diametralmente opposte?
Perché crediamo
che la salute dei cittadini, così come il contrasto alla criminalità
organizzata, venga prima di tutto. Non stiamo sperimentando una coalizione
elettorale, ma ci uniamo assieme ad altri molto diversi da noi per far
comprendere ai cittadini la gravità della situazione. Quando questi progetti
che oggi vediamo attivi (Ecobloks, inceneritore all’ex zuccherificio, ecc…)
furono autorizzati dalla precedente giunta Soragni, Rifondazione e il M5S
furono le uniche forze politiche ad opporsi, mentre le destre li votarono. Ci
fa piacere vedere che da diverso tempo queste forze politiche hanno cambiato
opinione e ora condividono le nostre battaglie.
Cosa proponete in alternativa all’Ecobloks?
Non ci sono
soluzioni facili e immediate, ma il Comune di Finale Emilia deve rapidamente
cambiare passo e puntare ad un modello di sviluppo capace di creare occupazione
stabile e di qualità per le nuove generazioni favorendo l’insediamento di imprese
che promuovano innovazione, ricerca e sostenibilità ambientale. I Comuni dei
distretti industriali vicini, dopo il sisma, hanno creato le condizioni per
investire in nuovi processi produttivi, mentre Finale Emilia non ha alcuna
strategia se non quella di utilizzare il territorio come moneta di scambio per
accettare produzioni che devastano l’ambiente a fronte di contributi per le
esangui casse comunali.
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