Il nostro articolo per il numero di dicembre 2012 del periodico finale Piazza Verdi
Non
ci siamo! Le rare volte in cui i mass media parlano dell’Emilia raccontano di
una Regione in cui i laboriosi emiliani ce l’hanno fatta da sé: case in
ricostruzione, aziende e negozi riaperti, scuole avviate e moduli abitativi in
arrivo. Ci piacerebbe fosse così, ma la realtà è ben diversa.
La realtà è che il
terremoto dell’Emilia è il primo in Italia la cui ricostruzione NON è
finanziata integralmente dallo Stato. Il conto di quanto manca è presto fatto.
La Protezione civile ha stimato danni per 13,2 miliardi di € mentre ad oggi sono stanziati complessivamente, ma
ancora in modo virtuale, 9,3 miliardi: mancano 3,9 miliardi, circa il 30%.
È per noi inaccettabile che questa differenza venga colmata da cittadini e
imprese.
La realtà è che dopo più di 6 mesi i soldi
ancora non ci sono. Il contributo per la ricostruzione delle case da un 80%
virtuale si trasforma in una percentuale prossima tra il 50 e il 60%, cosa che
obbliga le famiglie meno abbienti a rassegnarsi ad essere consegnati, se non
riescono a mettere la differenza, in mano alle banche, accendendo mutui,
oppure, se non hanno le garanzie che richiedono le banche, a rinunciare alla
ricostruzione.
La realtà è che il sistema di calcolo
dei contributi per la ricostruzione è adatto per gli appartamenti ma fortemente
penalizzante per le abitazioni sopra i 120mq o quelle rurali, che sono prevalentemente vecchi immobili di grandi
dimensioni abitati per lo più da una sola famiglia. A nostro avviso il rimborso non può prescindere dal
contesto abitativo in cui è inserito l’immobile, e il fatto che lo stanziamento
dei contributi sia inversamente proporzionale alle dimensioni dell'immobile da
riparare determina una situazione di penalizzazione tale da compromettere la
riparazione stessa dell’abitazione.
La realtà è che il governo
considera il terremoto in Emilia una seccatura economica. Per questo non concede la proroga
fiscale ma vuole l’IMU, le imposte e i contributi come se nulla fosse successo.
Noi vogliamo l’esenzione delle tasse per, almeno, 12 mesi (come già fatto in
altri casi analoghi) in modo da far ripartire le aziende e dare respiro ai
cittadini. E vogliamo, come chiede la CGIL, la proroga degli ammortizzatori sociali per evento sismico considerando che
12.000 lavoratori sono ancora in cassa integrazione e che purtroppo ci vorrà
tempo per tornare al lavoro.
La realtà è che a Finale
Emilia ancora non c’è un progetto complessivo di ricostruzione che qualifichi il patrimonio abitativo e
produttivo. Vogliamo che la ricostruzione avvenga in modo trasparente e
partecipato secondo le esigenze dei cittadini e per questo sollecitiamo, ancora una volta, l’avvio dei lavori per un
nuovo piano regolatore del Comune e la tempestiva modifica del regolamento
edilizio per favorire l’introduzione delle moderne tecnologie eco-compatibili
in campo residenziale e industriale.
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