martedì 4 dicembre 2012

RICOSTRUZIONE: LA REALTÁ DEI FATTI A 6 MESI DAL SISMA


Il nostro articolo per il numero di dicembre 2012 del periodico finale Piazza Verdi 
Non ci siamo! Le rare volte in cui i mass media parlano dell’Emilia raccontano di una Regione in cui i laboriosi emiliani ce l’hanno fatta da sé: case in ricostruzione, aziende e negozi riaperti, scuole avviate e moduli abitativi in arrivo. Ci piacerebbe fosse così, ma la realtà è ben diversa.

La realtà è che il terremoto dell’Emilia è il primo in Italia la cui ricostruzione NON è finanziata integralmente dallo Stato. Il conto di quanto manca è presto fatto. La Protezione civile ha stimato danni per 13,2 miliardi di € mentre ad oggi sono stanziati complessivamente, ma ancora in modo virtuale, 9,3 miliardi: mancano 3,9 miliardi, circa il 30%. È per noi inaccettabile che questa differenza venga colmata da cittadini e imprese.
La realtà è che dopo più di 6 mesi i soldi ancora non ci sono. Il contributo per la ricostruzione delle case da un 80% virtuale si trasforma in una percentuale prossima tra il 50 e il 60%, cosa che obbliga le famiglie meno abbienti a rassegnarsi ad essere consegnati, se non riescono a mettere la differenza, in mano alle banche, accendendo mutui, oppure, se non hanno le garanzie che richiedono le banche, a rinunciare alla ricostruzione.
La realtà è che il sistema di calcolo dei contributi per la ricostruzione è adatto per gli appartamenti ma fortemente penalizzante per le abitazioni sopra i 120mq o quelle rurali, che sono prevalentemente vecchi immobili di grandi dimensioni abitati per lo più da una sola famiglia. A nostro avviso il rimborso non può prescindere dal contesto abitativo in cui è inserito l’immobile, e il fatto che lo stanziamento dei contributi sia inversamente proporzionale alle dimensioni dell'immobile da riparare determina una situazione di penalizzazione tale da compromettere la riparazione stessa dell’abitazione.
La realtà è che il governo considera il terremoto in Emilia una seccatura economica. Per questo non concede la proroga fiscale ma vuole l’IMU, le imposte e i contributi come se nulla fosse successo. Noi vogliamo l’esenzione delle tasse per, almeno, 12 mesi (come già fatto in altri casi analoghi) in modo da far ripartire le aziende e dare respiro ai cittadini. E vogliamo, come chiede la CGIL, la proroga degli ammortizzatori sociali per evento sismico considerando che 12.000 lavoratori sono ancora in cassa integrazione e che purtroppo ci vorrà tempo per tornare al lavoro.
La realtà è che a Finale Emilia ancora non c’è un progetto complessivo di ricostruzione che qualifichi il patrimonio abitativo e produttivo. Vogliamo che la ricostruzione avvenga in modo trasparente e partecipato secondo le esigenze dei cittadini e per questo sollecitiamo, ancora una volta, l’avvio dei lavori per un nuovo piano regolatore del Comune e la tempestiva modifica del regolamento edilizio per favorire l’introduzione delle moderne tecnologie eco-compatibili in campo residenziale e industriale.

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