giovedì 11 aprile 2013

IDENTITÀ SCOMPARSE: LA NOSTRA FINALE EMILIA, COME ERA, COME É, COME SARÁ


L'articolo di Rifondazione Comunusta uscito sul numero di aprile del mensile finalese Piazza Verdi.

Quando un territorio comincia a prendere forma dopo un sisma così violento come quello del 20 e 29 maggio 2012 emergono gli aspetti più disastrati di una terra colpita e messa duramente alla prova.

Nella frettolosità della fase “adrenalinica” scandita dalla parola d’ordine “RICOSTRUIRE”, non ci si tiene conto che le scelte assunte portano ad una nuova immagine del paese. E spesso il cittadino viene defraudato delle proprie radici.
Si comincia a vedere un mutamento urbanistico spezzettato, una sorta di “anello allargato” che racchiude, oltre al dolore, la scomodità dovuta a collegamenti urbanistici non facilmente accessibili, creando una dispersione delle relazione sociali, già in bilico da prima, con annesso calo di rapporti interpersonali e di luoghi di incontro.
Era utile aprire una fase progettuale in cui tenere conto del “sentire” del cittadino, coinvolgendolo affinché non si considerasse espropriato dei propri luoghi.
Non si è sufficientemente riflettuto sull’impatto negativo che possono avere lo spaesamento, la mancanza di punti di riferimento su molte persone anziane, e non solo, con conseguenze a volte drammatiche. Il vedere (come qualcun altro ha già scritto) il paese in uno stato “comatoso”, depauperato del via-vai delle persone, delle frequentazioni davanti ai bar, dei tipici “ruglet” finalesi è doloroso per chiunque.
È importante, anche per una sorta di “ristrutturazione intima” del cittadino valutare insieme la possibilità del recupero degli stabili e degli spazi esistenti, pur adibendoli ad un uso diverso per cui erano destinati. Si doveva ascoltare con maggiore attenzione chi, generosamente e con competenza (architetti, ingegneri, tecnici) si rendeva disponibile per un pieno recupero e ristrutturazione del paese. La generosità verso i paesi colpiti dal terribile sisma è stata ed è ancora tanta; anche un progetto di ristrutturazione è un generoso contributo che costituisce motivo di lustro e prestigio anche per chi lo propone.
Sicuramente è difficile capire cosa sia giusto o cosa sia sbagliato ma, come spesso succede, si considera importante produrre in fretta qualcosa di nuovo, di altro, e in qualche maniera lasciare una traccia di sè... e poi poco importa cosa si sia dovuto sacrificare!
L’unica cosa certa è che la posta in gioco è altissima: saper coniugare territorio e identità.
Spesso il cittadino non viene messo nella condizione di scegliere; ma, forse, a volte preferisce non mettersi in questa modalità per non vestirsi da contestatore perdendo però di vista che la “città gli appartiene” e appartiene anche alle generazioni future.
Abbiamo il diritto di ridisegnare le nostre esigenze comuni e poiché ogni popolo ha una sua storia, la scelta di continuare a ridisegnarla dipende da noi cercando di non avere futuri rimorsi per colpa di un uso improprio del territorio. Territorio già duramente messo alla prova da prima del sisma per una situazione alquanto critica di inquinamento, a causa dei vari progetti impattanti messi in funzione nel corso degli ultimi anni e per un consumo vorace di territorio.

Rifondazione Comunista di Finale Emilia

Nessun commento:

Posta un commento